Il futuro viaggia con il biometano

Biometano: una fonte energetica rinnovabile ed ecologica.

Il biometano è una fonte di energia rinnovabile che si ottiene da biomasse agricole (colture dedicate, sottoprodotti e scarti agricoli e deiezioni animali), agroindustriali (scarti della lavorazione della filiera alimentare) e dalla frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU).

È un gas contenente metano puro almeno per il 98%, ed è pertanto immissibile nella rete di distribuzione domestica e dei trasporti.

Come caratteristiche è del tutto simile al gas metano derivato dalla combustione fossile, ma con il vantaggio di essere rinnovabile e altamente ecologico.

La produzione del biometano avviene in due fasi: produzione del biogas grezzo, prevalentemente attraverso la digestione anaerobica di biomasse, e successiva rimozione (upgrading) delle componenti non compatibili con l’immissione in rete (CO2).

Il biometano, fonte energetica rinnovabile e programmabile, permette di rispondere agli obiettivi di riduzione delle emissioni sfruttando le reti gas esistenti e contribuendo a incrementare la produzione nazionale. Il suo sviluppo avrebbe anche ricadute positive sul comparto agro-alimentare, promuovendo un modello economico fondato su sostenibilità e circolarità nell’utilizzo delle risorse.

l contributo del biometano agli obiettivi di decarbonizzazione non si limita alla sola fase del consumo energetico. Il suo processo produttivo può contribuire a ridurre in modo significativo le emissioni del settore agricolo (il 14% dei gas climalteranti) e a restituire al terreno sostanza organica. Il digestato (ciò che rimane dopo il processo di digestione anaerobica delle matrici agricole) è infatti un ottimo fertilizzante naturale utilizzabile in alternativa a quelli di origine fossile.

In Italia è il Decreto Ministeriale del 2 marzo 2018 che ha dato il via libera alla produzione nazionale, promuovendo l’uso del biometano e degli altri biocarburanti avanzati nel settore dei trasporti e rappresenta un provvedimento strategico che mira a favorire l’utilizzo delle fonti rinnovabili nei trasporti, anche attraverso lo sviluppo di iniziative di economia circolare e di gestione virtuosa dei rifiuti urbani e degli scarti agricoli. Il Decreto ha inoltre confermato il ruolo del GSE ai fini dell’applicazione dello stesso e in particolare in relazione alle procedure di rilascio della qualifica e per la determinazione e riconoscimento degli incentivi ai produttori di biometano.

Il futuro della mobilità “verde” in Italia è strettamente legato alla diffusione di gas naturale e biometano, che rappresentano la “via italiana” alla decarbonizzazione dei trasporti. L’Italia è leader in Europa per automobili circolanti a CNG (gas naturale compresso), una tecnologia che abbatte particolato e ossidi di azoto e riduce notevolmente le emissioni di anidride carbonica rispetto ai carburanti tradizionali come diesel e benzina. Il biometano rende la g-mobility rinnovabile e ancora più green: questa risorsa, che può essere ottenuta dalla frazione organica dei rifiuti urbani o da scarti agricoli e agroalimentari, emette livelli quasi nulli di polveri (così come il gas naturale convenzionale) e riduce ulteriormente la CO2 rispetto al metano e ai carburanti tradizionali.

In base ad uno studio effettuato dalla Deutsche Energie-Agentur (DENA) sulla comparazione delle emissioni in atmosfera di CO2 per automezzi che usano combustibili diversi, emerge che le emissioni di un mezzo a biometano (ottenuto 100% da reflui zootecnici) sono le stesse di un mezzo elettrico, purché l’elettricità sia ottenuta interamente da un parco eolico. Nel caso in cui l’auto sia alimentata (così come accade) con il mix elettrico, le emissioni sono notevolmente più alte, ovvero di 75 g di Co2 equivalente per km.
Se si guarda inoltre all’intero ciclo “well to wheel”, le emissioni totali di un veicolo a biometano risultano nettamente inferiori rispetto ad un veicolo elettrico 100% rinnovabile.

L’Italia ha un grande potenziale di produzione di biometano stimato dal CIB (Consorzio Italiano Biogas) in 10 miliardi di metri cubi al 2030 (di cui 0,8 mld da FORSU), pari a oltre il 13% del consumo di gas naturale nel 2017 e ai due terzi della potenzialità di stoccaggio della rete nazionale. Si tratterebbe di un contributo importante, considerando che l’Italia oggi importa il 90% del gas naturale che consuma, principalmente da Russia e Algeria.

Se il biometano potenzialmente producibile in Italia fosse interamente destinato ai trasporti, come previsto dal relativo decreto incentivi, potrebbe alimentare un terzo del parco circolante con energia rinnovabile al 100%.

Le possibilità di utilizzo e di ulteriore sviluppo della mobilità sostenibile in Italia sono concrete e lo dimostra la presenza di una rete distributiva di circa 1.250 impianti, in costante aumento, un parco circolante di oltre un milione di veicoli leggeri che possono usare fin da subito biometano, oltre ai 3.300 autobus a metano. Le proiezioni di Snam a lungo termine vedono il biometano coprire almeno un terzo dei consumi di combustibili per autotrazione, con la parte restante coperta da altre tecnologie alternative, come biocarburanti liquido ed elettrico.